La riforma denominata AVS21 e il relativo aumento dell’IVA sono due proposte antisociali che vanno a colpire le fasce più deboli della popolazione: le donne con un basso reddito e i consumatori che già devono affrontare un’esplosione dell’inflazione.
Si sa che molte donne, troppe, ricevono redditi più bassi rispetto agli uomini, sia perché spesso lavorano a tempo ridotto sia perché a parità di occupazione e di funzione, vengono ancora pagate meno degli uomini. Vengono trattate differentemente nel corso di tutta la vita attiva, ma con questa riforma si pretenderebbe di trattarle alla pari facendole lavorare un anno in più: un ossimoro!
Inoltre, malgrado i ripetuti allarmismi, le casse dell’AVS non stanno male, anzi continuano a fare utili. Siamo quindi difronte a un non problema che di conseguenza non necessita una soluzione. Gli intenti sono semplicemente altri: peggiorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e favorire gli istituti assicurativi privati che offrono polizze previdenziali basate sul cosiddetto terzo pilastro.
Peggiorare le condizioni di lavoro: è già pronta anche la proposta di aumentare l’età di pensionamento sia per le donne che per gli uomini a 67 anni. Siamo difronte alla classica tattica del salame: prima colpiamo solo le donne, poi diamo la mazzata a tutti!
Favorire il terzo pilastro, privato e volontario: oggi, ma anche se AVS21 dovesse passare, le rendite complessive delle donne sono parecchio più basse di quelle degli uomini. Ciò accade perché, come già detto, nel corso della propria vita le donne si trovano a lavorare meno o per nulla. Questa situazione genera un vuoto contributivo per la Cassa Pensione che ha un effetto fortemente negativo al momento del pensionamento. Inoltre, l’attacco alle rendite del secondo pilastro è in atto da molti anni e ancora continua. Ecco perché molte persone fanno capo a un’assicurazione previdenziale privata, che però non è alla portata di tutte e di tutti!
Ed è qui che troviamo il problema da risolvere: le rendite AVS da sole sono insufficienti, il secondo pilastro è sotto attacco e non è al servizio di chiunque lavori, in particolare per quanto riguarda le salariate. L’AVS è l’assicurazione più sociale che abbiamo in Svizzera ed è questo il modello pensionistico che dobbiamo rinforzare, ma non peggiorando le condizioni di pensionamento! Bisogna aumentare le rendite, magari integrando il secondo pilastro all’interno del primo.
Al contrario, l’IVA è una tassa per nulla sociale, viene pagata in pari quantità indipendentemente dal reddito disponibile del consumatore: ogni suo aumento è un aumento di troppo! In particolare oggi che siamo confrontati con un’impennata del costo di ogni genere di bene di consumo, anche di quelli più necessari, alla quale non corrisponde il benché minimo aumento dei salari e dunque del relativo potere d’acquisto.
Credo che i motivi per bocciare queste due proposte siano sufficientemente chiari e saldi, per questo, il prossimo 25 settembre, vi invito a votare No ad AVS21 e No all’aumento dell’IVA.