Negli scorsi giorni è stato messo in consultazione, da parte del governo ticinese, il Piano cantonale dell'alloggio. Questo studio dimostra come la disponibilità di appartamenti a pigione moderata sia ancora insufficiente, in particolare nel Luganese e nel Locarnese, e che ancor più grave sarà la situazione in futuro. La scarsa previsione di disponibilità di questo tipo di abitazioni è dovuta a un fenomeno già in corso e che sta mettendo in difficoltà parecchie famiglie e in particolare le persone anziane.
Esiste un vasto parco immobiliare composto da palazzi costruiti negli anni '80 che ora necessitano di essere ristrutturati e che spesso vengono messi in vendita.
Molto rari sono i casi di ristrutturazioni effettuate permettendo la continuità abitativa a chi vi risiede. Nella magior parte dei casi, gli inquilini vengo sfrattati e gli appartamenti, una volta ristrutturati, vengono poi affittati a costi più alti. Capita, quindi, che molte famiglie si trovino nella necessità di trovare un nuovo appartamento. Va da sé che per queste persone è purtroppo impossibile trovare una nuova sistemazione alle stesse condizioni della precedente, molto spesso devono cambiare completamente zona e pagare una pigione più. Ancor più difficile è la situazione per le persone anziane che dopo aver trascorso un'intera vita nella stessa casa si trovano costrette a confrontarsi con lo stress psicologico dovuto alla ricerca di una nuova sistemazione e con quello dovuto al traslocco.
Il Piano cantonale dell'alloggio qualche suggerimento per ovviare alla mancanza di abitazioni a pigione moderata lo dà. In questo ambito, secondo me almeno tre devono essere le vie da percorrere e tutte devono avere l'ente pubblico come attore principale.
Prima di tutto, le amministrazioni comunali devono introdurre nei propri piani regolatori precise e sufficienti aree destinate ad alloggi a pigione moderata.
Una volta stabilite queste aree, l'ente pubblico ha a disposizione due alternative. Una è che si faccia promotore diretto edificando esso stesso sui terreni di sua proprietà. Un'altra è che, attraverso un diritto di superfice, i propri terreni li metta a disposizione di fondazioni o cooperative specializzate in costruzioni di questo tipo. In questo ambito, molto abbiamo da imparare dalla Svizzera tedesca, dove le cooperative sono una realtà consolidata da parecchio tempo.
Un'altra possibilità che andrebbe seriamente presa in considerazione, soprattutto per le città, è che queste creino un fondo destinato all'acquisto degli immobili popolari che vengo messi sul mercato. In questo modo si può sottrarre una gran quantità di abitazioni alla speculazione sempre più imperante e che sappiamo mettere in difficoltà parecchie famiglie. La maggior sensibiltà dell'ente pubblico dovrebbe permettere di evitare quegli sconsiderati sfratti a cui stiamo assistendo sempre più spesso.
Il problema esite già e può solo peggiorare, bisogna agire in fretta, magari aproffittando dei bassi tassi ipotecari.