Da Zurigo ci arriva un importante esempio di organizzazione contro gli sfratti collettivi e la speculazione edilizia. Nella zona sud-ovest della città, si erge un complesso immobiliare realizzato tra il 1980 e il 1996: il Brunaupark. Nel 2019, le inquiline e gli inquilini hanno ricevuto la disdetta del contratto di locazione perché il proprietario, il fondo pensionistico che apparteneva a Credit Suisse, vuole abbattere tutto per fare spazio a un nuovo quartiere con oltre 500 appartamenti, circa 280 in più degli attuali.
Parte del quartiere costruito già a partire dagli anni ’70 ha beneficiato di alcuni permessi speciali rilasciati in cambio dell’impegno a offrire per trent'anni una parte degli appartamenti a prezzo ridotto. Nel 2010 sono scadute le prime concessioni con conseguenti aumenti degli affitti, mentre le ultime riduzioni ancora esistenti scadranno nel 2026.
Sulla pagina internet che presenta il nuovo progetto, viene indicato che “secondo lo stato attuale della progettazione il canone di locazione medio per un appartamento di 3,5 locali con una superficie di circa 75-93 m2 è compreso tra 2.200 e 2.650 franchi, mentre per un appartamento di 4,5 locali con 92-113 m2 ammonta a circa 2'750-3'200 franchi”, cifre troppo alte per gli attuali inquilini.
Molte persone se ne sono già andate, ma altre hanno deciso di restare e di opporsi alla disdetta. Grazie a un ricorso dei confinati, la licenza edilizia relativa al nuovo progetto è stata annullata alcuni mesi fa dal Tribunale amministrativo di Zurigo poiché il progetto non terrebbe sufficientemente conto della tutela architettonica di cui godono alcuni edifici adiacenti. Si tratta della seconda revoca di licenza edilizia per questo tribolato progetto.
Questa è ovviamente una buona notizia per tutti gli inquilini che si sono opposti alla disdetta del contratto di locazione. Infatti, in base a un accordo extragiudiziale, questi possono rimanere nei propri appartamenti "se la proprietaria ritira volontariamente il proprio progetto di costruzione o se non esiste una licenza di costruzione definitiva entro la fine di giugno 2029".
Questa storia è interessante per la mobilitazione che ha suscitato tra la popolazione residente e l’opinione pubblica in generale, tanto da dare lo spunto anche per un documentario che negli scorsi giorni ha iniziato a circolare tra i vari cinema della Svizzera tedesca.
Brunaupark, diretto da F. Hergert, D. Zietlow, attraverso un lavoro di osservazione e di raccolta di testimonianze durato tre anni, mostra la forza di resistenza di una comunità malgrado l’incertezza con la quale si trova a confrontarsi mentre il quartiere si trasforma da luogo di aggregazione e convivenza simile a quella di un vecchio borgo a un non-luogo dal quale piano piano la gente se va.
Conoscere le storie di queste persone è importante per ricordare una volta di più che le scelte economiche fatte da entità che ragionano unicamente in termini di profitto, pesano gravemente sulla vita di individui comuni e reali che all’improvviso si trovano sradicati dalla propria quotidianità e che non dispongono di mezzi finanziari sufficienti per adattare la propria vita a qualunque situazione.
Speriamo che il documentario arrivi anche in Ticino.