In una recente intervista, Gianluigi Piazzini, presidente della CATEF, la Camera fondiaria dell’economia ticinese, ci dice che «tecnicamente, la pigione moderata non esiste» e, «calcolatrice alla mano», in base ai costi di costruzione e a quelli del terreno, dichiara che per un appartamento di 100 metri quadrati «è necessario imporre un affitto [di] 1.700 franchi al mese. Al di sotto è impossibile».
Bene, ora Piazzini dovrebbe fare l’esercizio di cercare un appartamento con queste caratteristiche offerto in locazione al prezzo da lui calcolato. Quanti ne può trovare? Forse due o tre in tutto il Ticino. Lascio a voi il compito di immaginare in che stato sarebbero questi appartamenti.
Il presidente della CATEF ha forse ragione nel dire che tecnicamente la pigione moderata non esiste, ma sicuramente esiste la pigione sostenibile, ovvero quella che una persona o una famiglia è in grado di pagare senza compromettere il proprio potere d’acquisto necessario per far fronte a tutte le altre spese, sia regolari che impreviste.
Sul finire del 2022 è stato pubblicato, un po’ in sordina, lo Studio sull’alloggio a pigione sostenibile nel Cantone Ticino, commissionato alla SUPSI dal Dipartimento della Sanita e della Socialità per il tramite dalla Divisione dell’azione Sociale e delle Famiglie. «L’obiettivo generale del progetto e quello di confrontare a livello cantonale e regionale l’attuale offerta di pigione sostenibile con la relativa domanda». In altre parole: le ticinesi e i ticinesi possono permettersi di pagare le pigioni richieste dall’attuale mercato immobiliare?
Prima di tutto, questo studio conferma che le pigioni sono costantemente in aumento. Dal 2015 al 2020, «si evidenza un incremento totale in Ticino pari a circa +4.5%». Conferma anche che il divario salariale tra il nostro cantone è la media svizzera si è accentuato. «Negli anni che vanno dal 2010 al 2016, il dato ticinese risultava inferiore del 15% rispetto a quello nazionale, differenza che è arrivata a toccare circa il -17% nell’ultimo rilevamento del 2020, cifre che spingono il Ticino all’ultimo posto nella classifica regionale».
Lo studio stabilisce un cosiddetto di tasso di sforzo massimo ammissibile compreso tra il 40 e il 50% del reddito disponibile delle economie domestiche ticinesi. In sostanza stabilisce che la cifra massima che andrebbe spesa per l’affitto netto del proprio alloggio deve essere meno della metà del reddito a disposizione. Proporzione che personalmente ritengo troppo alta. Ne risulta, per esempio, che nel Luganese, per un appartamento di 100 m2 può essere definita «sostenibile» una pigione massima pari a circa 1600.- fr al mese, nel Locarnese a 1500.-, nel Bellinzonese a 1450.-, nel Mendrisiotto a 1300.- e nelle Tre Valli a 1250.- franchi.
Evidentemente abbiamo un problema! Ammesso che i calcoli di Piazzini siano giusti, bisogna domandarsi se i costi di costruzione non siano troppo alti (malgrado i bassi salari delle maestranze) e per quale motivo eventualmente lo sono: rifiniture di lusso non indispensabili? Inoltre è ipotizzabile un costo del terreno troppo alto.
Il risultato finale è sempre il solito. Qualcuno si arricchisce sulle spalle dei meno fortunati. E il Cantone cosa fa? Nulla!