Sergio Morisoli è sicuramente un politico (purtroppo) capace e in alcune occasioni sa anche essere divertente, o almeno ci prova. Nei giorni scorsi ha deciso di dedicarsi alla satira e quindi di dichiarare urbi et orbi che in Ticino i socialisti, veri o presunti che siano, hanno determinato l'indirizzo politico degli ultimi 25 anni. Farebbe ridere se fossimo davvero al Cabaret della Svizzera italiana.
L'intento, ovviamente, è quello di distrarre la popolazione dai veri problemi del Paese e di distogliere lo sguardo dai reali responsabili di una politica fallimentare fatta di sgravi fiscali milionari che hanno di fatto svuotato le casse dello Stato: 86 milioni di franchi nel 2000 che diventano 119 dal 2001, 37.55 milioni dal 2001, 47.7 milioni dal 2003 e altri 150 milioni di franchi tra il 2017 e il 2019. Conseguenza di questi sgravi è stata un'importante serie di tagli alle prestazioni per la cittadinanza e di misure di contenimento della spesa pubblica. Insomma, non certo una politica di stampo socialista!
Morisoli è da sempre uno strenuo sostenitore di questa politica iperliberista, svuota casse e del “ognuno si arrangi come può (se può)”. Il suo curriculum politico parla da solo, da quando affiancava Marina Masoni, passando dalla militanza nel PLR, dalla creazione del proprio partito politico (IdeaLiberale) fino alla “conquista” dell’UDC.
Nelle scorse settimane è riuscito a portare dalla sua parte la maggioranza del Granconsiglio che ha deciso di sostenere la sua iniziativa volta a raggiungere entro il 2025 il pareggio del bilancio dello Stato intervenendo prioritariamente sulle uscite. Qualcuno si è forse fatto ingannare da un avverbio che sembra render meno innocua questa proposta: “prioritariamente”. La proposta è invece molto pericolosa e la minaccia è reale; non è unicamente una questione ideologica.
L’attuazione di questo principio avrà gravi conseguenze in diversi ambiti, come ad esempio sugli enti sociosanitari e universitari che potrebbero vedersi ridurre i contributi; sul probabile taglio del personale pubblico che avrà pesanti ripercussioni sui servizi erogati alla cittadinanza; sulla riduzione degli investimenti pubblici con ripercussioni anche per l’indotto e sulla transizione verso un sistema produttivo maggiormente attento all’ambiente.
Questa iniziativa rischia di porre una grave ipoteca sul futuro del Cantone e a pagarne le spese saranno sempre i soliti: i più bisognosi e il ceto medio, la maggioranza della popolazione. È quindi importante firmare al più presto il referendum lanciato dal Sindacato VPOD e sostenuto anche dal nostro Partito.