Con i suoi 6501 abitanti, Massagno risulta avere una densità della popolazione per chilometro quadrato maggiore di Napoli e di Milano. Infatti nel nostro comune si calcolano 8'785 abitanti per Km2, mentre nelle due città italiane ce ne sono rispettivamente 8'095 e 7'538. Sono cifre che impressionano.
Percepiamo questa alta densità osservando il panorama e le strade del comune. I grandi e anonimi palazzi sovrastano ormai ogni minimo residuo di una Massagno che un tempo era fatta di case e giardini. Il volto tradizionale del paese è stato purtroppo stravolto e reso irriconoscibile. Il rapporto tra il costruito e gli spazzi vuoti vede questi ultimi relegati in quantità minime che con il tempo diminuiscono sempre più, oppressi da palazzoni senza identità.
Le strade, non solo le arterie principali che circondano il centro del comune ma anche quelle più interne, non vivono mai un attimo di pace. Molte e troppe sono le auto che per un motivo o per un altro circolano attraverso il nostro territorio.
Chi vuole muoversi a piedi o in bicicletta non ha a disposizione percorsi dedicati e si trova costretto a percorrere quelli già occupati dal traffico motorizzato. Anche in prossimità dei luoghi di svago è il rumore delle automobili a prevalere sul vociare dei bambini.
È vero, Massagno è ancora un comune vivo e vicino ai propri cittadini, con servizi efficienti e di prossimità. Ma è altrettanto vero che questa pregevole natura del nostro comune inizia a svanire e a perdersi nel grigiore dell’asfalto e del cemento armato.
Sarebbe il caso di fermarsi un attimo per riflettere sulla direzione presa dal comune: questa urbanizzazione va perseguita così com'è o va riformulata?
Io penso che continuare con questo tipo di trasformazione sia un errore e un grosso rischio. Renderebbe anonimo un comune con una forte tradizione identitaria. Se una volta Massagno attirava a sé famiglie che davano vita al comune, incontrandosi e intrecciando relazioni di amicizia, ora tutto questo inizia a svanire. Sempre più persone dormono da noi, ma vivono altrove le proprie vite.
Continuo a credere che non saranno i grandi progetti a rendere prezioso il nostro comune. Bisogna ritrovare la dimensione umana e rendere il territorio vivibile attraverso la sistemazione e la valorizzazione dei luoghi aggregativi come i parchi gioco e le poche zone verdi rimaste; introducendo percorsi sicuri per la mobilità dolce e adattando l’arredo urbano in modo da invertire la gerarchia della mobilità che oggi vede il traffico motorizzato prevalere con prepotenza.
Non si tratta di tornare al passato, ma di progettare un futuro migliore.