Sembra impossibile, ma ancora oggi, c'è chi non si rende conto di quanto orribile sia stato quello squarcio della storia che ha visto imperversare odio e morte sull'Europa degli anni '40 del secolo scorso. Altrettanto preoccupante e sconcertante è vedere la facilità con cui viene banalizzato e deriso uno dei più grandi drammi dei nostri giorni, quello che vede milioni di persone costrette a fuggire da Paesi colpiti da fame e guerre.
La cosa più triste, però, è vedere come gente che, pur essendo istruita, riesce a fare degli iperbolici salti mortali pur di denigrare ogni povero disperato in cerca di un futuro migliore, e che faccia ciò dal suo fortino virtuale senza essere in grado di provare, anche solo per una volta, ad andare a sentire le storie che accompagnano questi viaggi della disperazione.
Succede che nei giorni scorsi una donna sopravvissuta ai campi di concentramento hitleriani, convinta che la Storia possa insegnare ancora qualcosa alle nuove generazioni, venga in Ticino per raccontare la sua esperienza e per tornare in quel luogo dove un solo passo in più le avrebbe probabilmente permesso di evitare gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Succede anche che un uomo di Stato abbia sentito il suo intimo bisogno e allo stesso tempo quello di molte e molti ticinesi di scusarsi con quella donna che nel dicembre del 1943, in fuga dal nazi-fascismo, presentandosi al valico di Arzo in cerca di salvezza, trovò la porta chiusa.
Ma un altro uomo di Stato, spinto da un impellente bisogno di usare il suo vocabolario dello sfottò, quello fatto di “k” e “$” messi a caso, piuttosto che per una volta ritirarsi in intima meditazione, preferisce cogliere la palla al balzo per poi tirarla in giro a caso. E allora si getta nei più bassi luoghi comuni relativi alla Sinistra ticinese (ma poi, cosa ne sa lui che di sinistra sicuramente non è?!). E così, noi che siamo di sinistra diventiamo magicamente alimentatori di antisemitismo.
Non voglio parlare per tutta la sinistra ticinese, non credo di essere abilitato a rappresentarla. Ma facendone parte, mi sento un po' tirato in ballo. E quindi, se mi è concesso, vorrei dire brevemente come la penso. Lo dico, ahimè per lui e per i suoi fans, da “uomo politico”, non certo da “fuco” funzionario pubblico.
Si tenga forte il nostro statista: io detesto e disprezzo molti dei governi di Israele che si sono succeduti negli anni. Detesto quei governi di Israele che hanno incoraggiato e facilitato l'insediamento di Colonie ebraiche nei territori Palestinesi. Non perché non credo nella libertà di movimento dei popoli, anzi, ma perché quello è stato ed è un gesto provocatorio e prevaricante contro il popolo palestinese. Disprezzo quei governi di Israele che hanno rinchiuso e che ancora detengono gran parte del popolo palestinese in quella maledetta prigione a cielo aperto che si chiama Striscia di Gaza, dalla quale e per la quale nulla e nessuno entra o esce senza l'autorizzazione del governo di Israele.
Credo, per contro, che esista una grande parte di israeliani capace di distanziarsi dalle violenze e dagli abusi dei propri governi, israeliani consci che la pace tra Israele e Palestina passa dal reciproco riconoscimento dei popoli.
Ecco, si scagli contro di me chi non vuol vedere la differenza che corre tra governanti e governati; chi dalla storia non ha purtroppo imparato nulla; chi ha voglia di dare sfogo al suo dizionario del dileggio; chi non vuol capire che solo il rispetto e il riconoscimento dei popoli potrà salvare questa degradata società dell'individualismo.