Ha giustamente suscitato scalpore e anche un po' di ilarità la proposta di M. Bertoli di spostare la competenza per l'eventuale aumento delle imposte dal Granconsiglio al Consiglio di Stato. Considero questa proposta inopportuna, non necessaria e fortemente impopolare. Bertoli ha fatto questa proposta in contrapposizione alla probabile iniziativa che la Destra vorrebbe lanciare per rendere obbligatorio il referendum sulle spese dello Stato. È vero, anche quella è un'iniziativa sbagliata, ma non si contrasta un eccesso di democrazia con un accentramento dei poteri decisionali.
Bisogna comunque ammettere che Bertoli un paio di cose giuste le dice. Una è che l'attuale norma che permette l'aumento delle imposte in caso di deficit dello Stato è l'unica a richiedere la maggioranza dei 2/3 del parlamento; con molto meno si possono fare sciocchezze più grosse. L'altra è che l'aumento delle imposte non deve essere un tabù. Ma c'è modo e modo di intervenire sulle imposte.
I contribuenti ticinesi appartenenti ai ceti medio e basso fanno infatti già troppa fatica ad arrivare alla fine del mese, e benché in parte siano loro i beneficiari di alcune prestazioni offerte dallo Stato e finanziate tramite le imposte, non è a loro che bisogna chiedere ulteriori sacrifici, ancorché piccoli.
Le priorità, ora, sono altre. Bisogna contrastare lo smantellamento dello stato sociale previsto dai tagli contenuti nella manovra di rientro e contro i quali il Partito Socialista ha lanciato il referendum. Bisogna trovare il modo per far sì che l'assicurazione malattia smetta di pesare eccessivamente sulle finanze delle famiglie. Bisogna che la riduzione dei tassi di interesse vada a beneficio anche degli inquilini e non solo dei proprietari immobiliari. Bisogna rinforzare un mondo del lavoro ormai allo sbando e che non sarà certamente salvato dal disprezzo dei “nostri” imprenditori alla Siccardi.
I soldi vanno presi dove ci sono: dai ricchi! Da chi si arricchisce sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. Da chi malgrado possa permettersi un elevato standard di vita, beneficia delle stesse agevolazioni fiscali di una famiglia che guadagna 3000 franchi al mese. Non dai piccoli redditi, ma dai grandi capitali.