Lunedì 13 dicembre sono stato a Bellinzona per seguire il dibattito tra Sergio Morisoli e Mario Branda, entrambi candidati al Consiglio di Stato: il primo per IdeaLiberale, il secondo per il Partito Socialista.
Il tema principalmente affrontato è stato quello del ruolo dello Stato nella società odierna. L’impressione che ho avuto ascoltando Morisoli è che lo Stato sia visto solo come una cassetta dei soldi da mettere a disposizione delle iniziative private. Soldi presi non si sa bene dove visto che gli sgravi fiscali sono il grande cavallo di battaglia dei liberali.
Comunque ad un certo punto Morisoli ha toccato il tema della rappresentatività. Allora ne ho approfittato per porre una domanda chiara, partendo da un presupposto altrettanto chiaro.
Se lo Stato è una cassetta dei soldi, vuole dire che è composto da tutte e tutti coloro che alimentano questa cassetta, cioè da tutte quelle persone che pagano le imposte e/o che con la loro attività contribuiscono direttamente o indirittamente alla crescita economica del nostro Paese. Risulta però evidente che una buona quantità di queste persone è di nazionalità straniera e quindi ci si deve porre la domanda se non sia il caso, finalmente, di concedere il diritto di voto anche agli stranieri.
Interrogato sul tema Branda ha risposto di non vedere la questione come un problema.
Morisoli ha risposto alla domanda in modo brillante e con entusiasmo. Non si è detto né favorevole né contrario al loro diritto di eleggibilità, semplicemente non ne ha parlato; ma la sua disponibilità a concedere il diritto di voto agli stranieri è sembrata abbastanza evidente, o almeno è sembrato molto disponibile a discuterne. L’unica contrarietà che in quel momento il candidato liberale ha voluto manifestare è stata nei confronti del voto agli stranieri su temi inerenti la difesa nazionale.
Con grande sorpresa scopro però che Morisoli ha sentito il dovere di ritrattare quanto detto a Bellinzona, e lo ha fatto con uno scritto pubblicato sul suo sito internet dal titolo che non lascia spazio a dubbi di interpretazione, “Niente voto agli stranieri”, benché nel testo si possano intravvedere alcuni “se” e alcuni “ma”. In sostanza Morisoli sembra dire che gli aventi diritto di voto dovrebbero essere scelti in base al tema in questione. Ossia: voti chi è toccato dal tema in consultazione.
Come non rimanere interdetti da una tale visione. Chi decide se un tema mi concerne o meno? E quante contraddizioni presenta una idea del genere?
Morisoli porta l’esempio del collegamento stradale Locarno-Bellinzona che è stato bocciato dalla maggior parte dei ticinesi ma che era fortemente voluto dai bellinzonesi e dai locarnesi, i più diretti interessati. Stranamente, però, Morisoli non ha fatto l’esempio delle ultime votazioni federali quando la maggioranza degli svizzeri che si sono recati alle urne ha deciso il destino di una minoranza senza diritto di voto. Secondo il suo ragionamento avrebbero dovuto votare anche gli stranieri autori di reato, anzi solo loro!